Società Italiana di Economia: la riforma dei concorsi universitari è un grave passo indietro

E’ attualmente in discussione al Senato il DDL 1518 su la “Revisione delle modalità di accesso, valutazione e reclutamento del personale ricercatore e docente universitario”. Si tratta di una riforma generale dei concorsi per professori ordinari e associati che abolisce l’Abilitazione Scientifica Nazionale e introduce un sistema unicamente locale per i concorsi.

Nel documento “Un pericoloso ritorno al passato nei concorsi universitari”, pubblicato oggi su Scienza in Rete, la Società Italiana di Economia - a cui aderiscono oltre mille docenti universitari, economiste ed economisti – sottolinea le gravi conseguenze che avrebbe la riforma del governo: una minor attenzione alla qualità della ricerca, il ritorno a poteri accademici locali e la frammentazione del sistema.

L’abolizione dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), nata nel 2012, eliminerebbe un meccanismo che ha contribuito a una maggior qualità del reclutamento accademico. Il DDL 1518 – con norme ancora poco chiare – reintroduce concorsi locali, in cui la qualità della ricerca potrebbe finire in secondo piano.

Inoltre, la riforma dei concorsi viene introdotta senza definire le dimensioni del reclutamento necessario per il sistema universitario: negli ultimi tre anni è andato in pensione il 10% dei professori ordinari e associati, nell’autunno 2024 il governo ha introdotto il limite del 75% al rinnovo del turnover per i docenti, oggi il 35% di tutto il personale di ricerca ha posizioni precarie. In questo contesto il problema non è moltiplicare le figure nelle fasi di carriera iniziali – come ha fatto la recente conversione in legge del DDL 45/2025 che ha introdotto gli incarichi di ricerca e gli incarichi post doc, aggravando il precariato - ma offrire prospettive di avanzamento agli attuali assegnisti di ricerca e RTDA e riprendere il reclutamento di professori associati.

La Società Italiana di Economia segnala inoltre che le nuove assegnazioni del Fondo di Finanziamento Ordinario per il 2025 rappresentano un miglioramento rispetto ai tagli del 2024, ma non bastano a evitare il ridimensionamento in termini reali rispetto agli anni precedenti, e a compensare la fine dei fondi del PNRR a partire dal 2026. 

Nel complesso i vari provvedimenti governativi delineano una riforma radicale e preoccupante dell’università, nella direzione di un ridimensionamento dell’università pubblica, della frammentazione, del ritorno a poteri locali, dell’aggravamento del precariato e dell’emigrazione all’estero, con un ulteriore allontanamento dell’Italia dagli standard internazionali. È importante che il mondo dell’università, della ricerca, della scienza e della cultura prenda una posizione critica verso il ritorno al passato prospettato dal DDL 1518 e chieda al Parlamento e al governo di modificare profondamente l’orientamento della riforma dei concorsi universitari.

Per saperne di più:

Su questi interventi del governo la Società Italiana di Economia ha già preso posizione il 27 maggio 2025 con il documento “Un ritorno al passato per l’Università. Le misure del governo sulle nuove figure per i giovani ricercatori e sul passaggio a concorsi universitari locali”, pubblicato da Scienza in Rete.

Di fronte alle prospettive di interventi di questo tipo, già nell’ottobre 2024 la Rete delle Società Scientifiche aveva pubblicato un documento – sottoscritto da oltre 130 Società Scientifiche e pubblicato da Scienza in Rete.

Per informazioni: Gabriele Carchella, Ufficio Stampa SIE, sie.comunicazione@sm.univpm.it, cell. 329 4025813